Sindrome di Fournier, perché non sottovalutare le fistole anali

10 Nov 2023

La sindrome di Fournier, perché è bene non sottovalutare la tumefazione provocata dalle fistole anali

Nella mia esperienza di chirurgo proctologo ho avuto modo di operare alcuni pazienti colpiti dalla sindrome di Fournier. Un accadimento molto raro ma altrettanto pericoloso per la vita del paziente, i cui sintomi non vanno quindi sottovalutati.

 

Che cos’è la sindrome di Fournier

La sindrome di Fournier è un evento drammatico che, fortunatamente, ha un’incidenza percentuale molto bassa. È, di fatto, una patologia molto rara che colpisce la zona perianale e si può allargare a tutto il pavimento pelvico. 

L’origine della sindrome di Fournier è di tipo infettivo ed è spesso dovuta a un ascesso perianale, che sviluppa batteri anaerobi (che non si sviluppano e non sopravvivono in presenza di ossigeno). Tali batteri possono creare una grave gangrena in tutto il pavimento pelvico che, se non trattata con prontezza, può allargarsi fino alla zona retroperitoneale portando alla morte del paziente.

 

Che cos’è il pavimento pelvico

Con pavimento pelvico si intende la zona che si trova fra i glutei e la radice dello scroto (nell’uomo) e negli annessi perivaginali (nella donna). Al centro di quest’area dalla forma “romboidale” si trova l’ano, da cui appunto parte l’infezione che può degenerare nella sindrome di Fournier. Il rischio, per la zona interessata, è quello di compromettere la cute, fino a colpire la zona scrotale, con esposizione dei testicoli e la necessità di intervenire con una plastica e un trapianto di pelle.

 

Come si cura la sindrome di Fournier

La sindrome di Fournier è un evento estremamente raro, che va trattato chirurgicamente per asportare i tessuti necrotici e lavare l’area colpita per eliminare completamente i batteri a causa dell’infezione. 

Essendo un’operazione estremamente delicata, che prevede l’eliminazione della cute colpita dalla gangrena, è necessario, a volte, ricorrere a più interventi chirurgici. Nell’immediato postoperatorio può rendersi necessario il ricovero in terapia intensiva, adeguata terapia antibiotica, lavaggi della zona colpita, in alcuni casi la terapia iperbarica può aiutare.

 

Come riconoscere la sindrome di Fournier e perché è importante la visita proctologica

Come esposto in precedenza, la sindrome di Fournier è la degenerazione di una patologia che può colpire la zona perianale. 

I sintomi da non sottovalutare

In presenza di un ascesso (una tumefazione sensibile al tatto e che può essere confusa con le emorroidi) occorre verificare quale patologia l’abbia provocato. Solitamente si tratta di una fistola perianale, patologia ricorrente, che va trattata in modo specifico.

In caso di semplice ascesso, accanto alla tumefazione, cioè l’ingrossamento dei tessuti attorno all’ano, si percepisce un dolore intenso. 

Alla comparsa di questi sintomi è necessario far valutare la situazione da un proctologo, con visita specialistica. Durante la visita l’ascesso può essere trattato rapidamente con un drenaggio, anche per via ambulatoriale, per far uscire il pus. Successivamente si interviene in sala operatoria per curare la fistola che l’ha generato.

La comparsa della febbre assieme alla tumefazione e al dolore

Se compare anche la febbre, assieme alla tumefazione e al dolore, è bene rivolgersi immediatamente al pronto soccorso, così da intervenire al più presto per evitare complicazioni che possono risultare nefaste. 

Questo evento, è bene ripeterlo, è molto raro, perché solitamente chi si accorge dei primi sintomi (tumefazione e dolore) si rivolge al pronto soccorso o al proctologo per una visita. 

 

Come prenotare una visita per una diagnosi differenziale

Una visita proctologica di controllo delle tumefazioni, e la cura di eventuali ascessi e fistole, è sempre consigliata. Ci si può rivolgere al Centro Valsalva di Imola, dove posso operare a livello ambulatoriale, proponendo una prima fase di medicazioni che portino poi alla sala operatoria (dopo circa 15 o 20 giorni dalla visita). 

La visita è necessaria per poter differenziare la diagnosi: la tumefazione, al tatto, per il paziente può assomigliare a un’emorroide. Il proctologo invece è in grado di valutare la situazione con precisione, procedendo poi alla cura specifica. E senza rischi per il paziente.

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