Le aderenze intestinali sono un fenomeno che si verifica, nella maggior parte dei casi, in seguito a un intervento all’addome. Possono inoltre crearsi, in casi rari, in seguito a una forte infiammazione.
Cosa sono le aderenze intestinali
Le aderenze intestinali le possiamo descrivere come cicatrici interne all’addome, che “legano” le anse intestinali fra di loro o con il peritoneo.
Se un organo o un tessuto all’interno della cavità addominale viene danneggiato, il sistema immunitario crea un’infiammazione per guarire la parte. Durante la fase del processo di guarigione, il tessuto danneggiato forma una cicatrice.
Come si creano le aderenze intestinali
Gli interventi all’intestino, in percentuali più o meno elevate, espongono i pazienti alla possibilità che si creino aderenze fra la cicatrice, che si forma in seguito all’operazione, e il peritoneo, cioè quella membrana sierosa che riveste i visceri e che permette i movimenti peristaltici.
Il peritoneo è come un velo che riveste tutta la cavità addominale e tutti gli organi in essa contenuti. Anche solo toccare il peritoneo può provocare piccole escoriazioni, piccoli traumatismi, che ovviamente possono diventare un punto di adesione tra il peritoneo e l’organo sottostante.
Durante un intervento chirurgico, per accedere agli organi interni occorre tagliare il peritoneo, sul quale si crea una cicatrice. Questa cicatrice si appoggia all’intestino creando una reazione infiammatoria che provoca la produzione di fibrine, sostanze proteiche che fuoriescono dal siero e che creano delle connessioni, tra il peritoneo e l’intestino. Queste connessioni sono le aderenze.
Cosa comporta avere un’aderenza intestinale
Queste aderenze, di fatto, impediscono a quel punto dell’intestino di muoversi liberamente, come dovrebbe accadere durante la digestione. Ciò comporta che il punto di adesione diventa come una sorta di perno attorno a cui l’intestino rischia di cominciare a ruotare, creando così un’occlusione.
L’intestino, in sostanza, durante la peristalsi rischia di piegarsi su se stesso a causa di questa aderenza, creando così un blocco.
Nella maggior parte dei casi un’aderenza non provoca questo tipo di problematiche: l’intestino continua il suo lavoro e quel punto di adesione rimane asintomatico. E delle aderenze ci si accorge tendenzialmente solo in caso di occlusione, cioè nel momento in cui si crea una situazione di dolore addominale accompagnata da distensione dei visceri, e quindi di gonfiore (vedi paragrafo sotto).
È evidente però che tanto più è stato importante l’intervento addominale (ad esempio l’asportazione di un tumore intestinale) tanto più sarà probabile la formazione di un’aderenza. E questo vale per qualsiasi operazione: un’appendicectomia, una colecistectomia o un’ernia operate in laparoscopia possono provocare aderenze (di dimensioni variabili) nei punti in cui sono entrati gli strumenti chirurgici (luoghi in cui, spesso, il peritoneo non viene neppure richiuso con punti di sutura perché si ripara da solo).
Può arrivare però quel giorno in cui magari l’intestino è un po’ più disteso del solito perché si è mangiato troppo. L’ansa fa un movimento un po’ inusuale e, non essendo libera di muoversi, ruota attorno all’aderenza, si strozza e si occlude.
Cosa comporta un’occlusione intestinale
Con la creazione di un’occlusione intestinale occorre intervenire con una cura medica conservativa oppure, nei casi più gravi e complessi, con un intervento chirurgico.
Ciò è necessario perché il cibo si ferma in quel punto e si rischia la necrosi.
In alcuni casi l’intestino può sistemarsi da solo: il cibo trova un pertugio nell’occlusione e con il passaggio il “tubo” ritorna spontaneamente nella posizione corretta.
La soluzione medica conservativa
Nel caso in cui il problema persista, con forti dolori intestinali e gonfiore, ci si deve recare al pronto soccorso per un’ecografia e per un primo tentativo di soluzione con una terapia conservativa, che non preveda quindi l’intervento chirurgico, bensì una dieta e una flebo di medicinali sfiammanti e idratanti che mettano a riposo l’intestino, nonché un sondino nasogastrico per svuotare lo stomaco.
Questa cura provoca un rilassamento dell’intestino che, nelle intenzioni, porta a una soluzione spontanea dell’occlusione.
La soluzione chirurgica
Quando la soluzione spontanea non avviene occorre intervenire chirurgicamente, aprendo l’addome, tagliando l’aderenza e ripristinando la corretta direzione dell’intestino.
Le aderenze infatti, una volta stabilite, rimangono stabili e non esistono cure mediche che le risolvano. Per eliminarle occorre intervenire chirurgicamente, con il rischio ovviamente, che se ne formino altre proprio a causa di questa nuova ferita provocata nel peritoneo.
In ogni caso queste situazioni, negli ospedali, sono all’ordine del giorno e i medici sono preparatissimi a risolvere il problema.